venerdì 6 maggio 2022

Smart-fono

Mi destai in un vicolo dopo il tanto dormir in cui mi sprofondò  la malia di maga Alcina, o era forse la Circe d’Odisseo o l’inclito Teurgo amico degli Dei?

Strinsi addosso il saio lacero e mi affacciai sulla strada.

Si era di sera, ma la magia di luci delle botteghe quasi rivaleggiava con il dì.

Osservavo con timore quel mondo per me nuovo ricco di tanti particolari incomprensibili e incongrui.

Parecchie persone camminavano per la via,

Tutti, pure quelli che si muovevano in coppia o in gruppo, erano chini su piccoli oggetti di forma rettangolare. Chi lo teneva sul palmo della mano toccandolo qua e là con l’indice, chi appoggiandolo sulle quattro dita delle mani muoveva veloci i pollici sulla sua superficie.

Tutti erano assorti in tale compito e sembrava incredibile che riuscissero a muoversi senza inciampare o cozzare l’uno con l’altro e anzi si facevano di lato al sopraggiungere di qualcuno.

Stranamente molti indossavano maschere, ma queste non coprivano la parte alta del viso bensì nascondevano la bocca il naso, rendendo indecifrabili le espressioni.

Altri non erano mascherati e venivano quasi automaticamente evitati dagli altri.

Tutti camminavano ingobbiti in avanti lo sguardo vacuo assorto sulle tavolette che tenevano in mano.

Vidi però una bimba sui due anni su un carrozzino portato in giro dalla madre inebetita e con il capo chino.

La bimba mi sorrise e io sorrisi al lei.

In seguito venni a sapere che l’oggetto si chiama smart-fono e serve a comunicare suoni e immagini, sostituendo così la parola, il gesto e l’espressione del viso, che diventano inutili.

Smart è parola straniera e stranamente significa intelligente, elegante, brillante, sveglio, rapido, bello, svelto, di moda, ma anche aspro. 

Forse perché acquisisce le caratteristiche che toglie agli esseri umani? 

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